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Maria Rosa Menzio

L’approdo intellettuale di Ciasca è quella sintesi di pensiero che ha permesso, in ambito scientifico, il passaggio dalla fisica antica a quella moderna, e che in ambito artistico ha segnato la transizione dalla “Gioconda” di Leonardo alla “Donna in blu” di Léger.
È possibile operare artisticamente solo nella consapevolezza del proprio iter spirituale, ma occorre sempre essere consci del “daimon” personale a cui urge obbedire: il “daimon” di Ciasca approda a quel linguaggio universale che è il linguaggio del lavoro. Proviene infatti dall’ambito del lavoro il fascino della scrittura del nostro artista. Non certo il lavoro al telaio, ma quella scrittura misterica che si situa dopo l’opera del tessitore, quel linguaggio iniziatico che arriva dalle tessiture del Chierese. Filo dopo filo, quella grafia è divenuta arte. L’arte, dunque, come testimonianza del lavoro. Lavoro che ha uno spazio, un posto, un esserci. E poi il colore. Il colore che è scandito in due livelli: prima di tutto quello geometrico, ed è un discorso di ordine spazio-temporale, di venature, e in un secondo luogo quello mitico, rituale, tribale, appartenente forse di più alle celebrazioni che alle visioni.”

(Maria Rosa Menzio)