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Trame, tracce, frammenti della materia-colore.
E lanciano
gli aquiloni
i bambini a schiera –
vento di primavera
(Taneda Santoka)
Colorata come un aquilone, la trama della pittura di Bruno Ciasca è il segno di una ricerca che unisce materiali tessili e rispondenze concettuali, composizioni geometriche e tracce di una stagione che travalica la realtà per entrare in profondità nell’animo umano, nel rapporto con l’ambiente e le strutture dell’attuale società. Il discorso di Ciasca si sviluppa con misura e la volontà di trasmettere le proprie e indiscusse competenze professionali, di delineare gli aspetti di una vicenda «ispirata alla tradizione del tessere», di affidare al linguaggio dell’arte il senso di un’esperienza segnata da un’attività didattica realizzata con un gruppo di ragazzi diversamente abili nella bottega «Judith Scott» di Pino Torinese con l’Associazione Vivere. In tale ambito, si definisce un dettato poliedrico, ricco di riscontri con il territorio chierese e non solo, sostenuto da un dialogo continuo con una materia che diviene media e racconto e documento per trasformare una matassa di filo in un quadro, in oggetto, in lavori dalle «geometrie inedite» scanditi nello spazio. Lavori che sono stati presentati alle rassegne della «Fiber Art», caratterizzati da un universo di emozioni, di sensazioni, di un sapiente «intreccio di materia inerte e memoria vivissima, di arcobaleni impossibili e di possibilissime contrapposizioni». Ciasca affida, quindi, ai fili d’ordito, inseriti in attezzi tessili in legno recuperati, l’essenza di una elaborazione risolta con una capacità manuale tale da tradurre l’idea in opere astratto-materiche, in accostamenti talora arditi che si ricollegano alle istanze della cultura visiva del secondo Novecento con proiezioni fino ai giorni nostri. Si tratta di una sorta di itinerario che va dai «Fili alla finestra», dalla naturale successione dei rossi e verdi e gialli, all’elegante e spaziale «Vela gioiosa», da «Dietro le quinte» all’armonia cromaticamente pittorica di «Sognando Cezanne», sino al rigore delle tessere di un contemporaneo mosaico, evidente in «Studio 1» e «Studio 2». In Ciasca vi è un alternarsi di «impressioni», di forme, di «bozzoli» e «reperti», «reliquie», «migrazioni» e ironiche entità figurali («Sara Bou Bou»). E nelle testimonianze degli ultimi anni, le «Trame Editoriali» assumono le valenze di una lirica comunicazione, mentre nella serie «Brusan» il filo d’ordito di seta e i fili di trama in plastica colorata conferiscono una lieve, musicale, raffinata dimensione alla composizione immersa, sospesa, nell’atmosfera. Un’atmosfera che avvolge l’immagine, accoglie il fluire dei fili, concorre alla piena definizione del gioco delle luci che accendono i colori. Colori di un mondo ricostruito attraverso la fantasia, il sogno, l’infinita trama di un ordito reinventato per esprimere il dialogo tra persone diverse e diversamente presenti in questo percorso, nel tentativo, mai vano, di raggiungere la verità nel silenzio dello studio, tra la finestra dedicata a Villa Brea e le prove di tessitura che emergono dallo spazio della memoria.
(Angelo Mistrangelo)